2 settimane di guerra commerciale

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Sono passate ,ormai, più di 2 settimane da quel fatidico 3 aprile, il Liberation Day, in cui Trump ha annunciato i dazi reciproci e le relative percentuali verso i diversi paesi: prima di quel giorno, sinceramente, non si sapeva cosa aspettarsi, io pensavo, sbagliando, a quote tipo il 5-10%, invece, sin dall'annuncio, si notava nelle percentuali, un particolare accanimento verso i paesi asiatici, soprattutto verso quella che sembra essere la grande rivale, ovvero la Cina.

Da quel giorno, sono successi una serie di colpi di scena incredibili: dopo l'annuncio, le borse hanno subito forti cali, ma dopo circa una settimana, il 9 aprile, l'annuncio della sospensione temporanea, per 90 giorni, di tutti i paesi alla quota base, quella del 10%, a parte, ovviamente, verso la Cina, con cui è partita una vera sfida commerciale che perdura fino ad oggi, e chi sa quanto andrà avanti.

Noi europei, ovviamente, ci siamo impegnati a cercare la mediazioni, nella speranza di togliere i dazi, offrendo uno 0% da entrambi le parti, poi rifiutato, e ieri il nostro presidente del consiglio, Meloni, è andata a parlare con Trump, forse nella speranza di portare a casa qualche promessa di ricalcolo o ripensamento sui dazi verso la UE, ma non è che i reportage giornalistici siano stati molto approfonditi sull'argomento.

È interessante che a Washington sia andata la Meloni, e non Ursula Von Der Leyen, che non sta per nulla simpatica all'amministrazione Trump, ma, a dire la verità, anche quando andò a parlare in Cina la trattarono con grande sufficienza.

Anche quando Ursula andò in Turchia, Erdogan la fece sedere su una sedia in disparte, come per dire " e questa quì che vuole?".

Ursula, la presidente della Commissione Europea, non votata direttamente dai cittadini, ma eletta con delle stranissime regole dai parlamentari europei, con i loro gruppi non ben definiti, in cui spesso molti cambiano casacca a convenienza, può darsi le arie nel vecchio continente, ma fuori tutti sanno che non rappresenta nulla.

Intanto la Cina sta reagendo alla guerra tariffaria disinteressandosi dell’Occidente (USA, UE, Regno Unito), considerato un partner inaffidabile, e rafforzando i legami commerciali con paesi asiatici come India, Giappone e Corea, con cui può avviare scambi diretti.

I dazi non stanno danneggiando troppo la Cina, che sta sviluppando sinergie con i BRICS (ad esempio con la Russia per gas e petrolio) e avanzando in settori come l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica e la robotica.

Ma sono sicuro che dopo Pasqua, ci aspetteranno delle belle sorprese, oltre a quelle nell' uovo di cioccolato, ovviamente !!!

Grazie dell'attenzione e alla prossima.

Immagine realizzata con Grok



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